lunedì 8 luglio 2013

Terapia estetica e funzionale per la malattia varicosa

Fleboterapia rigenerativa tridimensionale ambulatoriale (Trap)

Un concetto innovativo per una terapia estetica e funzionale della malattia varicosa.
La fleboterapia rigenerativa è efficace anche: 

  • Per il viso (couperose – naso rosso)
  • Per le mani
  • Per le teleangectasie degli arti inferiori (i piccoli capillari dilatati)
  • Per curare la malattia emorroidaria
A più livelli esistono all’interno delle vene delle valvole che si dispongono in maniera tale che il sangue sospinto principalmente dalla contrazione muscolare dei polpacci (cuore periferico), proceda a gradini verso il cuore.
Nei vasi comunicanti, quelli che collegano il circolo venoso superficiale a quello profondo e che si trovano a più livelli su tutta la circonferenza dal piede alla coscia le valvole sono disposte in maniera tale che il sangue possa passare dal circolo superficiale a quello profondo ma non viceversa.
Il progressivo indebolimento delle pareti delle vene comunicanti per motivi costituzionali (eredo-familiari) cui si aggiungono fattori scatenanti quali le gravidanze, la sedentarietà, la postura, l’obesità, l’uso di estroprogestinici, l’abbigliamento incongruo (stretto all’inguine), fa sì che le valvole diventino insufficienti e una pressione anomala si riversi sui vasi superficiali che si dilatano permanentemente formando le varici o vene varicose che segnano le gambe, presentandosi inizialmente come sottili strisce bluastre e col tempo si ingrossano fino a diventare inestetici cordoni nodosi dove il sangue scorre a fatica.
Le vene varicose si formano secondo il seguente meccanismo: debolezza della parete dei vasi, dilatazione delle vene perforanti, insufficienza valvolare, ipertensione emodinamica venosa, dilatazione delle vene, aumento della spinta idrostatica, edema e compressione dei tessuti alla caviglia, disturbi trofici, ulcera.
Se le vene reticolari nell’area soggetta a una pressione anomala si dilatano facilmente è più difficile che si formino capillari.
Al contrario, se le vene reticolari hanno una parete resistente all’ipertensione emodinamica, si formano facilmente fitte reti di capillari che si presentano come “ragnatele” di colore rosso bluastro.
I capillari si formano anche in assenza di vene varicose visibili, se la rete capillare è direttamente collegata a una perforante incontinente.
Teleangectasie e microteleangectasie (matting) si possono formare dopo terapia sclerosante o chirurgia ablativa per le modifiche emodinamiche provocate da queste metodiche.
Le vene varicose e la rete di capillari degli arti inferiori sono pertanto differenti espressioni della medesima causa.
Le vene ectasiche visibili a occhio nudo o con la transilluminazione rappresentano il sangue che scappa dal circolo profondo. Le vene varicose costituiscono pertanto la valvola di sfogo dell’ipertensione emodinamica.
Se noi riduciamo questa rete vascolare dilatata senza trattare la causa anatomica, ovvero l’insufficienza delle vene perforanti, la pressione sul circolo superficiale residuo aumenterà e si formeranno rapidamente nuove varici e capillari.
Il mancato funzionamento delle vene comunicanti può presentarsi anche in assenza di varici causando edema malleolare o dei polpacci, indurimento o atrofia cutanea.
La spinta idrostatica cioè quella forza esercitata dal sangue perpendicolarmente alla parete venosa tende a dilatare la vena. La Trap. guarisce le ulcere venose delle gambe sia perché diminuisce il diametro dei vasi sia perché ripristina la continenza valvolare.
L’insufficienza venosa può avere molte manifestazioni cliniche: dolori, edemi, senso di gambe pesanti, alterazioni della sensibilità, formicolii, crampi, eczemi pruriginosi, atrofia cutanea, macchie e ulcerazioni.
Se tradizionalmente si interveniva chiudendo il vaso superficiale danneggiato (con laser, la scleroterapia) oppure asportando (flebectomia o stripping safenico), oggi la soluzione innovativa è un’altra: riparare. 
La fleboterapia rigenerativa ambulatoriale tridimensionale (TRAP) è una cura della malattia varicosa che rinforza la parete delle vene, restringe il lume, ripristina la funzione valvolare e fa scomparire alla vista tutti i vasi visibili: vene varicose, venule e teleangectasie capillari. La Trap è una metodica iniettiva non obliterativa che agisce sulle pareti dei vasi del circolo perforante e superficiale.
Per rinforzare la parete, ridurre il calibro delle vene e ripristinare la continenza valvolare  Iniettiamo in tutti i vasi visibili a occhio nudo o con la transilluminazione, la soluzione di salicilato di sodio dal 3% al 6% in veicolo idroglicerico tamponato, è iniettata in quantità sufficiente ad entrare in contatto con le vene perforanti. La cura è tridimensionale perché la patologia venosa è una patologia tridimensionale e pertanto non può essere trattata efficacemente con le terapie bidimensionali come quelle tradizionali (scleroterapia, flebectomia). La cura è eseguita in tutte le regioni dell’arto, perché la debolezza delle pareti venose del circolo superficiale e perforante è diffusa. Limitare il trattamento terapeutico esclusivamente dove sono presenti vene visibili non corregge le alterazioni emodinamiche del circolo e predispone inevitabilmente alle recidive. 

Tecnica 
La Trap utilizza siringhe da 2,5ml con aghi del 26/G o del 30/G e una soluzione sclerosante a concentrazione non obliterativa. Si utilizzano dal 3% al 6% di una soluzione di salicilato di sodio. L’arto inferiore è diviso in tre regioni funzionali: la regione mediale, posteriore e laterale.                
La prima regione ad essere iniettata è la regione mediale del piede, del polpaccio e della coscia, poi si inietta la regione posteriore dell’arto, poi la regione laterale; normalmente si iniettano da 18 a 48 ml. L’efficacia del trattamento è dose dipendente. 
L’operatore inizia ad iniettare la corona flebectasica del piede della regione mediale. Solitamente si inizia dall’arto con patologia più evidente.
Dal basso verso l’alto si iniettano ordinatamente tutti i vasi visibili a occhio nudo  o con la transilluminazione: teleangectasie, venule, vene reticolari, vene perforanti, vene tronculari.
La quantità di soluzione iniettata in ogni singola iniezione deve essere sufficiente a interessare le vene perforanti e varia da 05 ml a 3 ml.                              
Normalmente la maggior quantità di soluzione per singola iniezione è iniettata nelle vene ectasiche della coscia.
Nella pratica clinica, il primo ciclo di iniezioni nelle tre regioni è eseguito alla minima concentrazione efficace della soluzione (3%), nelle successive sedute è possibile diminuire progressivamente la diluizione della soluzione fino al 6%. E’ necessario tenere presente che più i vasi sono dilatati, più la concentrazione della soluzione deve essere ridotta. Una parete molto dilatata è più sensibile all’azione chimica per le gravi alterazioni strutturali e per i marcati aspetti infiammatori della parete.
Terminata l’iniezione della quantità prestabilita di soluzione, il paziente rimane sul letto per circa due minuti per prevenire una rapida dispersione della soluzione in circolo.
Successivamente, il paziente indossa le calze elastiche. Le calze elastiche dovranno essere indossate tutti i giorni possibilmente per almeno sei mesi dalla fine del trattamento, per permettere la stabilizzazione della fibrosi parietale di rinforzo delle pareti venose.
Per motivi emodinamici è trattato un solo arto per volta: è preferibile, infatti, raggiungere la continenza valvolare nel più breve tempo possibile per evitare che l’ipertensione anomala ancora presente nelle aree non trattate possa rallentare il ripristino funzionale delle aree iniettate. I trattamenti limitati a una o più piccole aree non possono dare una garanzia di persistenza del risultato perché le ipertensioni di aree anche distanti da quella dove è stato effettuato il trattamento non lo consentono. Se si desidera bloccare l’evoluzione della malattia varicosa è necessario iniettare tutti i vasi superficiali che costituiscono le nostre porte per la rigenerazione dei vasi non visibili. 
L’obiettivo da raggiungere è la scomparsa alla vista di tutti i vasi visibili, indipendentemente dalla severità della patologia, secondo il concetto che la presenza di vene ectasiche e tele angectasiche è sempre espressione di una ipertensione emodinamica che deriva da un’alterazione anatomica e funzionale delle vene perforanti, che deve essere corretta. 

Discussione 
Concetti sopraesposti dimostrano quanto sia irrazionale chiudere o asportare tratti venosi dilatati del circolo superficiale, senza correggere l’ipertensione emodinamica determinata dall’insufficienza delle vene perforanti.
Le vene varicose e i capillari rappresentano la valvola di sfogo dell’insufficienza delle vene perforanti, se sono asportate o chiuse l’ipertensione emodinamica delle vene non visibili sottostanti predispone inevitabilmente il paziente alle recidive. Le vene e le teleangectasie visibili rappresentano anche la porta di ingresso che consente alla soluzione rigenerativa di raggiungere le vene non visibili.
Gli interventi flebologici tradizionali, scleroterapia, flebctomie, laser endovenoso, trattano singoli vasi ectasici o singoli distretti venosi; la Trap, al contrario, è un trattamento rigenerativo della parete venosa esteso a tutto il circolo superficiale e perforante. Chi esegue la Trap deve iniettare ordinatamente tutti i vasi visibili a occhio nudo e con la transilluminazione. Non è possibile curare efficacemente  gli effetti della debolezza del circolo venoso se si interviene solo su una parte di esso, perché la persistenza di pressioni anomale contrasta l’azione rigenerativa.  Un’azione limitata a una regione dell’arto non blocca l’evoluzione della malattia varicosa.
Se i vasi superficiali non spariscono alla vista dopo l’iniezione della soluzione rigenerativa, significa che le vene perforanti devono essere ancora ulteriormente rigenerate e l’operatore dovrà ricercare con la transilluminazione le piccole perforanti dell’area e delle aere limitrofe.     

Conclusioni 
L’efficacia del trattamento Trap è valutabile con la scomparsa dei vasi del circolo superficiale e con la persistenza nel tempo del risultato. I vasi superficiali scompaiono  alla vista anche se la soluzione non è obliterativa (sclerosante), perché non sono più sottoposti all’ipertensione anomala che deriva  dalla incontinenza delle vene perforanti. L’assenza di rilevabili effetti collaterali e la natura curativa della Trap suggeriscono il suo utilizzo nei pazienti con evidenti vene varicose o teleangectasiche, nei soggetti con ulcere venose e nei soggetti giovani con predisposizione familiare alle vene varicose, per prevenire lo sviluppo delle ectasie venose visibili. In questi soggetti giovani la soluzione rigenerativa è iniettata attraverso le porte costituite dalle ectasie venose visibili solo con la transilluminazione.
La transilluminazione a fibre ottiche arriva dove l’occhio umano e gli ultrasuoni non possono, cioè fino ai vasi perforanti. E’ un esame del tutto indolore, perché basta appoggiare a contatto della pelle un particolare dispositivo con fibra ottica e farlo scorrere dal basso verso l’alto, per illuminare tutto il reticolo venoso.
Il medico in questo modo può identificare con precisone le caratteristiche, le dimensioni e la collocazione di ogni singolo vaso. Oltre a permettere una diagnosi più corretta la transilluminazione viene usata anche durante la fleboterapia vera e propria, per guidare l’ago nei vasi più piccoli e meno superficiali.  

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