Fleboterapia rigenerativa tridimensionale ambulatoriale (Trap)
Un concetto innovativo per una terapia
estetica e funzionale della malattia varicosa.
La fleboterapia rigenerativa è efficace anche:
La fleboterapia rigenerativa è efficace anche:
- Per il viso (couperose – naso rosso)
- Per le mani
- Per le teleangectasie degli arti inferiori (i piccoli capillari dilatati)
- Per curare la malattia emorroidaria
Nei vasi comunicanti, quelli che
collegano il circolo venoso superficiale a quello profondo e che si trovano a
più livelli su tutta la circonferenza dal piede alla coscia le valvole sono
disposte in maniera tale che il sangue possa passare dal circolo superficiale a
quello profondo ma non viceversa.
Il progressivo indebolimento delle
pareti delle vene comunicanti per motivi costituzionali (eredo-familiari) cui
si aggiungono fattori scatenanti quali le gravidanze, la sedentarietà, la
postura, l’obesità, l’uso di estroprogestinici, l’abbigliamento incongruo
(stretto all’inguine), fa sì che le valvole diventino insufficienti e una
pressione anomala si riversi sui vasi superficiali che si dilatano
permanentemente formando le varici o vene varicose che segnano le gambe,
presentandosi inizialmente come sottili strisce bluastre e col tempo si
ingrossano fino a diventare inestetici cordoni nodosi dove il sangue scorre a
fatica.
Le vene varicose si formano secondo il
seguente meccanismo: debolezza della parete dei vasi, dilatazione delle vene
perforanti, insufficienza valvolare, ipertensione emodinamica venosa,
dilatazione delle vene, aumento della spinta idrostatica, edema e compressione
dei tessuti alla caviglia, disturbi trofici, ulcera.
Se le vene reticolari nell’area
soggetta a una pressione anomala si dilatano facilmente è più difficile che si
formino capillari.
Al contrario, se le vene reticolari
hanno una parete resistente all’ipertensione emodinamica, si formano facilmente
fitte reti di capillari che si presentano come “ragnatele” di colore rosso
bluastro.
I capillari si formano anche in
assenza di vene varicose visibili, se la rete capillare è direttamente
collegata a una perforante incontinente.
Teleangectasie e microteleangectasie
(matting) si possono formare dopo terapia sclerosante o chirurgia ablativa per
le modifiche emodinamiche provocate da queste metodiche.
Le vene varicose e la rete di
capillari degli arti inferiori sono pertanto differenti espressioni della
medesima causa.
Le vene ectasiche visibili a occhio
nudo o con la transilluminazione rappresentano il sangue che scappa dal circolo
profondo. Le vene varicose costituiscono pertanto la valvola di sfogo
dell’ipertensione emodinamica.
Se noi riduciamo questa rete vascolare
dilatata senza trattare la causa anatomica, ovvero l’insufficienza delle vene
perforanti, la pressione sul circolo superficiale residuo aumenterà e si
formeranno rapidamente nuove varici e capillari.
Il mancato funzionamento delle vene
comunicanti può presentarsi anche in assenza di varici causando edema
malleolare o dei polpacci, indurimento o atrofia cutanea.
La spinta idrostatica cioè quella
forza esercitata dal sangue perpendicolarmente alla parete venosa tende a
dilatare la vena. La
Trap. guarisce le ulcere venose delle gambe sia perché
diminuisce il diametro dei vasi sia perché ripristina la continenza valvolare.
L’insufficienza venosa può avere molte
manifestazioni cliniche: dolori, edemi, senso di gambe pesanti, alterazioni
della sensibilità, formicolii, crampi, eczemi pruriginosi, atrofia cutanea,
macchie e ulcerazioni.
Se tradizionalmente si interveniva chiudendo
il vaso superficiale danneggiato (con laser, la scleroterapia) oppure
asportando (flebectomia o stripping safenico), oggi la soluzione innovativa è
un’altra: riparare.
La fleboterapia rigenerativa
ambulatoriale tridimensionale (TRAP) è
una cura della malattia varicosa che rinforza la parete delle vene, restringe
il lume, ripristina la funzione valvolare e fa scomparire alla vista tutti i
vasi visibili: vene varicose, venule e teleangectasie capillari. La Trap è
una metodica iniettiva non obliterativa che agisce sulle pareti dei vasi del
circolo perforante e superficiale.
Per rinforzare la parete, ridurre il
calibro delle vene e ripristinare la continenza valvolare Iniettiamo in tutti i vasi visibili a occhio
nudo o con la transilluminazione, la soluzione di salicilato di sodio dal 3% al
6% in veicolo idroglicerico tamponato, è iniettata in quantità sufficiente ad
entrare in contatto con le vene perforanti. La cura è tridimensionale perché la
patologia venosa è una patologia tridimensionale e pertanto non può essere
trattata efficacemente con le terapie bidimensionali come quelle tradizionali (scleroterapia,
flebectomia). La cura è eseguita in tutte le regioni dell’arto, perché la
debolezza delle pareti venose del circolo superficiale e perforante è diffusa.
Limitare il trattamento terapeutico esclusivamente dove sono presenti vene
visibili non corregge le alterazioni emodinamiche del circolo e predispone
inevitabilmente alle recidive.
Tecnica
La Trap utilizza siringhe da 2,5ml con
aghi del 26/G o del 30/G e una soluzione sclerosante a concentrazione non
obliterativa. Si utilizzano dal 3% al 6% di una soluzione di salicilato di
sodio. L’arto inferiore è diviso in tre regioni funzionali: la regione mediale,
posteriore e laterale.
La prima regione ad essere iniettata è
la regione mediale del piede, del polpaccio e della coscia, poi si inietta la
regione posteriore dell’arto, poi la regione laterale; normalmente si iniettano
da 18 a
48 ml. L’efficacia del trattamento è dose
dipendente.
L’operatore inizia ad iniettare la
corona flebectasica del piede della regione mediale. Solitamente si inizia
dall’arto con patologia più evidente.
Dal basso verso l’alto si iniettano
ordinatamente tutti i vasi visibili a occhio nudo o con la transilluminazione: teleangectasie,
venule, vene reticolari, vene perforanti, vene tronculari.
La quantità di soluzione iniettata in
ogni singola iniezione deve essere sufficiente a interessare le vene perforanti
e varia da 05 ml a 3 ml.
Normalmente la maggior quantità di
soluzione per singola iniezione è iniettata nelle vene ectasiche della coscia.
Nella pratica clinica, il primo ciclo
di iniezioni nelle tre regioni è eseguito alla minima concentrazione efficace
della soluzione (3%), nelle successive sedute è possibile diminuire
progressivamente la diluizione della soluzione fino al 6%. E’ necessario tenere
presente che più i vasi sono dilatati, più la concentrazione della soluzione
deve essere ridotta. Una parete molto dilatata è più sensibile all’azione
chimica per le gravi alterazioni strutturali e per i marcati aspetti
infiammatori della parete.
Terminata l’iniezione della quantità
prestabilita di soluzione, il paziente rimane sul letto per circa due minuti
per prevenire una rapida dispersione della soluzione in circolo.
Successivamente, il paziente indossa
le calze elastiche. Le calze elastiche dovranno essere indossate tutti i giorni
possibilmente per almeno sei mesi dalla fine del trattamento, per permettere la
stabilizzazione della fibrosi parietale di
rinforzo delle pareti venose.
Per motivi emodinamici è trattato un
solo arto per volta: è preferibile, infatti, raggiungere la continenza
valvolare nel più breve tempo possibile per evitare che l’ipertensione anomala
ancora presente nelle aree non trattate possa rallentare il ripristino
funzionale delle aree iniettate. I trattamenti limitati a una o più piccole
aree non possono dare una garanzia di persistenza del risultato perché le
ipertensioni di aree anche distanti da quella dove è stato effettuato il
trattamento non lo consentono. Se si desidera bloccare l’evoluzione della
malattia varicosa è necessario iniettare tutti i vasi superficiali che
costituiscono le nostre porte per la rigenerazione dei vasi non visibili.
L’obiettivo da raggiungere è la scomparsa alla vista di tutti i vasi visibili, indipendentemente
dalla severità della patologia, secondo il concetto che la presenza di vene
ectasiche e tele angectasiche è sempre espressione di una ipertensione
emodinamica che deriva da un’alterazione anatomica e funzionale delle vene
perforanti, che deve essere corretta.
Discussione
Concetti sopraesposti dimostrano
quanto sia irrazionale chiudere o asportare tratti venosi dilatati del circolo
superficiale, senza correggere l’ipertensione emodinamica determinata dall’insufficienza delle vene perforanti.
Le vene varicose e i capillari
rappresentano la valvola di sfogo dell’insufficienza delle vene perforanti, se
sono asportate o chiuse l’ipertensione emodinamica delle vene non visibili
sottostanti predispone inevitabilmente il paziente alle recidive. Le vene e le
teleangectasie visibili rappresentano anche la porta di ingresso che consente
alla soluzione rigenerativa di raggiungere le vene non visibili.
Gli interventi flebologici
tradizionali, scleroterapia, flebctomie, laser endovenoso, trattano singoli
vasi ectasici o singoli distretti venosi; la Trap, al contrario, è un
trattamento rigenerativo della parete venosa esteso a tutto il circolo
superficiale e perforante. Chi esegue la Trap deve iniettare ordinatamente
tutti i vasi visibili a occhio nudo e con la transilluminazione. Non
è possibile curare efficacemente gli
effetti della debolezza del circolo venoso se si interviene solo su una parte di esso, perché la persistenza di
pressioni anomale contrasta l’azione rigenerativa. Un’azione limitata a una regione dell’arto
non blocca l’evoluzione della malattia varicosa.
Se i vasi superficiali non spariscono
alla vista dopo l’iniezione della soluzione rigenerativa, significa che le vene
perforanti devono essere ancora ulteriormente rigenerate e l’operatore dovrà
ricercare con la transilluminazione le piccole perforanti dell’area e delle
aere limitrofe.
Conclusioni
L’efficacia del trattamento Trap è
valutabile con la scomparsa dei vasi del circolo superficiale e con la
persistenza nel tempo del risultato. I vasi superficiali scompaiono alla vista anche se la soluzione non è
obliterativa (sclerosante), perché non sono più sottoposti all’ipertensione
anomala che deriva dalla incontinenza
delle vene perforanti. L’assenza di rilevabili effetti collaterali e la natura
curativa della Trap suggeriscono il suo utilizzo nei pazienti con evidenti vene
varicose o teleangectasiche, nei soggetti con ulcere venose e nei soggetti
giovani con predisposizione familiare alle vene varicose, per prevenire lo
sviluppo delle ectasie venose visibili. In questi soggetti giovani la soluzione
rigenerativa è iniettata attraverso le
porte costituite dalle ectasie venose visibili solo con la transilluminazione.
La transilluminazione a fibre ottiche
arriva dove l’occhio umano e gli ultrasuoni non possono, cioè fino ai vasi
perforanti. E’ un esame del tutto indolore, perché basta appoggiare a contatto
della pelle un particolare dispositivo con fibra ottica e farlo scorrere dal
basso verso l’alto, per illuminare tutto il reticolo venoso.
Il medico in questo modo può
identificare con precisone le caratteristiche, le dimensioni e la collocazione
di ogni singolo vaso. Oltre a permettere una diagnosi più corretta la
transilluminazione viene usata anche durante la fleboterapia vera e propria, per
guidare l’ago nei vasi più piccoli e meno superficiali.